Germi si scaglia nuovamente contro la morale italiana, retrograda e antiquata, scegliendo nuovamente la Sicilia come location dei suoi strali.
In “matrimonio all’italiana”, film commedia che narra un vero dramma, una vera tragedia, il registro narrativo era sintonizzato sulla commedia, in “Sedotta e abbandonata”, invece, si sorride amaramente e, anche se non vi sono omicidi, c’è molta più amarezza, c’è molto più dramma.
Molti sono gli obiettivi del regista: la gente che mormora, la gente falsa e moralista, che non perde un attimo per denigrare e deridere, con vera malevolenza e cattiveria, la figura del capofamiglia, travolto dallo scandalo, un sistema penale inappropriato e ottocentesco, un sistema giudiziario inefficiente, una sottocultura che tutto travolge, un pessimo modello di famiglia.
In questo marasma si salvano solo i carabinieri, visti come modello di un progresso che purtroppo tarda ad arrivare, specie in Sicilia (memorabile la scena in cui il maresciallo “cancella” la Sicilia dalla cartina dell’Italia e si compiace).
Non mancano i momenti comici, su tutti il rapimento “sbagliato” ma l’amarezza pervade quasi ogni scena, con un finale davvero tragico (sia per la giovane coppia di sposi, sia per l’avvocato che tutto sa e deve tacere, sia per il padre).
Memorabile prova di Saro Urzì, che vinse il premio per la miglior interpretazione al Festival di Cannes