La solitudine. La paura di vivere davvero. La ripetitività ossessiva dei piccoli gesti, un tran tran quasi maniacale che infonde sicurezza. La morte e tutto ciò che rappresenta l’estremo saluto, doveroso anche per persone disperate, sole, dimenticate, abbandonate.
Di tutto questo parla Still life, film italo-britannico di Uberto Pasolini (parente, a sorpresa, di Luchino Visconti e non del più famoso omonimo Pier Paolo), piccolo cult della stagione cinematografica (da notare, sala piccola ma piena al 99%).
Però non mi ha convinto del tutto, non riesco a capire qual’è il significato profondo, cosa il regista vuole davvero comunicarci e trasmetterci: sarà solamente un inno a vivere la vita, a rischiare, a non rintanarsi in un cantuccio miserevole, pieno di sicurezze, da cui vivere la vita come spettatore e non come attore ?
E poi la tragica ironia finale, il caso che determina davvero tutto oppure il cambiamento che porta ad una svolta, questa volta non voluta e ancor più tragica, visto il cambiamento nella vita del protagonista ?
Dubbi, in un film con il quale non sono entrato in empatia, nonostante una buona realizzazione tecnica, un eccellente prova del protagonista Eddie Marsan, una buona colonna sonora…
Sintonia provata fortemente con https://cosepercuivivere.wordpress.com/2012/05/01/departures/, su tematiche simili ma davvero un capolavoro, a mio sommesso avviso, nonostante il tono molto più drammatico e tragico.
ma quanti film stai vedendo per adesso ?
Non troppi, essenzialmente gli ultimi 4 che ho recensito sono gli unici che ho visto a dicembre… ma dal 2014 mi imporrò di andare più spesso al cinema e impigrirmi di meno a casa…
lo vedrò sicuramente, già mi aveva ispirato come trailer!