Howard Beale (Peter Finch) è l’anchorman del TG dell’UBS, importante network americano in crisi di ascolto.
Il direttore del TG, Max Schumacher (William Holden) ha l’ingrato compito di comunicare all’amico che, dopo 15 anni di onorato servizio, deve abbandonare le scene: Howard avrà ancora 15 giorni di trasmissioni e poi dovrà lasciare la tv.
Provato da una crisi famigliare e sconvolto dalla notizia, il giornalista sbrocca in diretta tv, minacciando il suicidio: improvvisamente gli ascolti decollano. Un’occasione imperdibile per Frank Hackett (Robert Duvall), grigio burocrate chiamato al capezzale del network per renderlo produttivo e redditizio, e per Diana Christiansen (Faye Dunaway) produttrice avida di successo e di potere, i quali decidono di promuovere Howard e di renderlo il protagonista di una nuova versione del TG, più incazzata, più populista, più vicina alle pulsioni e alla rabbia della gente.
Un clamoroso successo di pubblico, una manna per gli investimenti pubblicitari.
Solo che Howard, ormai sull’orlo di una crisi mentale, in preda a visioni mistiche che lo indicano come il nuovo messia delle rivelazioni, è assolutamente ingestibile e nulla lo può domare, nemmeno il suo vecchio amico Max, ormai esautorato e coinvolto sentilmentalmente con la bellissima Diana…
Sidney Lumet firma il suo capolavoro, la sua critica feroce al mondo dei media e della televisione, un mondo artefatto e fasullo che ha solo il compito di distrarre e non di informare, di “rincoglionire” e non di far riflettere.
Lo spettatore vuole solo intrattenimento ed è stufo di brutte notizie e, quindi, l’unica soluzione è dare al pubblico ciò che vuole: rabbia fine a sè stessa, indignazione da quattro soldi e complottismo, un TG con una maga indovina e con gli scheletri nell’armadio di Mata Hari. Un mondo dove conta solo l’audience e la raccolta pubblicitaria, il successo ed il potere, tutti elementi molto più importanti dell’etica, della dignità, della qualità nel lavoro, della stessa vita umana.
Sono passati quasi 40 anni dall’uscita di questo film, che è ancora purtroppo attualissimo: forse la tv non è più il media principale o, meglio, non è più l’unico media (pensiamo ad internet e alla sua capacità di disinformare chi non ha un minimo senso critico) ma il mondo dei media è ancora terribilmente potente, capace di rendere importanti persone che hanno l’unica dote di “bucare” il video (Berlusconi, Renzi) e di far passare per “rivoluzioni” e novità le solite trite ambizioni personali, di soldi, di potere.
Monumentali le interpretazioni, tutte. Finch e la Dunaway vinceranno l’Oscar come migliori attori (Finch, però, non lo riceverà personalmente, a causa dell’improvvisa morte che lo coglierà durante il tour promozionale del film), Holden sarà solamente candidato, Duvall beh… è Duvall, può recitare male ?